Tiziano Vecellio (Pieve di Cadore 1490 circa - Venezia 1576)



Annunciazione (1520 circa)
Olio su tavola, 210x176 cm
Chiesa cattedrale (Treviso)

Il dipinto venne commissionato all'artista dal canonico parmense Brocardo Malchiostro, vice legato del vescovo di Treviso Bernardo de' Rossi suo conterraneo, per l'altare della cappella minore destra del Duomo, da lui fatta costruire con dedicazione alla Vergine annunziata. L'esatta datazione della tavola non è nota, ma tuttavia sembra collocabile subito dopo la decorazione ad affresco realizzata dal Pordenone nel 1520 degli apparati murari di detta cappella. Alla più tradizionale impostazione di 'profilo', con i due protagonisti della scena collocati sui lati opposti dello stesso piano, preferisce uno schema che si sviluppa diagonalmente in profondità. Il ritmo compositivo è scandito dall'imponente architettura scorciata aperta sul paesaggio e dal pavimento a riquadri. Dalla parte destra irrompe la figura dell'angelo accompagnato dalla luce divina che squarcia le nuvole, mentre la Vergine vista di fronte volge lo sguardo all'indietro con una torsione del corpo che gli conferisce naturalezza e dinamicità. Tiziano sembra così volersi confrontare con la turbinosa pittura del giovane Pordenone fatta di esuberanza plastica e di scorci repentini a creare una spazialità dinamica. Tuttavia il linguaggio del cadorino risulta più composto e misurato, nonostante il tentativo di rendere una maggiore concitazione della scena rispetto alla sua iconografia più consueta. Il personaggio in secondo piano al centro del dipinto raffigura il committente, di cui sulla sinistra compare lo stemma con le sue iniziali. Tale figura, però, rappresenta per gli studiosi un rebus tuttora irrisolto, dovuto alla sua mediocre qualità esecutiva e alla particolare collocazione all'interno dell'opera. Essa si pone infatti quasi sul punto di fuga prospettico attirando su di sé lo sguardo dell'osservatore e assumendo così una notevole rilevanza sul piano visivo. Tale aspetto non sfuggì all'attenzione soprattutto della comunità ecclesiastica trevigiana che ne risultò ben presto infastidita, tenuto conto anche della poca simpatia goduta dal personaggio effigiato. Questo portò nel 1526 ad un atto vandalico piuttosto eclatante ad opera di ignoti, i quali imbrattarono la figura del Malchiostro. Non è improbabile quindi che essa, verosimilmente ridipinta a seguito di quell'atto, fosse stata fin dall'origine fatta aggiungere in modo incongruo dallo stesso Malchiostro, forse con il dipinto ancora in corso d'opera. La considerevole quantità di cariche e riconoscimenti di vario tipo che egli seppe accumulare nel corso della sua vita, ne evidenziano infatti la notevole ambizione.